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Ci ha incantati con la trilogia su Mirta – Luna, dando uno smalto nuovo e tutto speciale al filone non-morti tanto sfruttato; ha toccato le corde del dolore della perdita con I bambini sono tornati, solo per citare alcuni esempi. Oggi ritorna con Nel bosco di Aus e ne siamo felicissimi! Ci racconta qualcosa di lei? Chi è Chiara Palazzolo?
Domanda difficilissima, non ne ho idea. Posso dirvi invece cosa fa Chiara Palazzolo. Scrivo da più di un decennio, avendo esordito con l’editore Marsilio nel 2000 con un romanzo definito all’epoca neogotico, La casa della festa. Da allora il vizio della scrittura si è progressivamente trasformato in mestiere, e infine è diventato il mio lavoro principale. Scrittrice a tempo pieno? Da alcuni anni sì. In precedenza ho lavorato per anni come giornalista. Si può vivere di sola scrittura in un paese come il nostro? Dipende. Da quante copie si vendono, se si è tradotti all’estero, se si vendono i diritti cinematografici delle proprie opere, se si accettano collaborazioni giornalistiche eccetera. Comunque c’è una fascia di scrittori che riesce a mantenersi dignitosamente col proprio lavoro. Ovvio che se hai gusti da nababbo, allora è meglio dedicarsi ad altro! Ha il vizio di leggere, quanto è importante per un autore essere anche lettore? A mio parere, se non sei un lettore accanito non hai alcuna possibilità di diventare uno scrittore. Non è solo un fatto di gusto, ma anche di tecnica. Come si fa ad apprendere il linguaggio narrativo, che è lontanissimo dalla lingua quotidiana e anche da quel che ti insegnano a scuola, se non sei un lettore forte? E’ leggendo che si impara a scrivere. Strano caso quello italiano, comunque. Nel nostro Paese tutti vogliono fare gli scrittori, ma il tasso di lettura è tra i più bassi d’Europa. Bisognerebbe cominciare a fondare delle scuole di lettura, invece che di scrittura! Come nasce un suo libro? Essenzialmente da un luogo, che deve darmi uno scossa. Deve essere una suggestione forte, una specie di illuminazione. Qualcosa che il luogo stesso mi suggerisce. Per me “i luoghi parlano”. Ad esempio, la trilogia di Mirta-Luna è nata da un’escursione sul Subasio. Quando mi sono trovata sospesa tra le rocce rosse e il cielo verde di questo monte umbro, qualcosa è nato, dentro di me. Come se fosse stato il luogo stesso a raccontarmi di Mirta e della sua vita spezzata, del suo amore rovinoso e del suo ritorno dalla tomba sotto forma di una non morta vorace e disperata. Quali sono i suoi interessi, come passa il suo tempo quando non scrive? Leggo moltissimo, ovviamente. E poi nuoto, dove posso e appena posso. E gioco fantastiche partite a burraco. Sono proprio una burraco addicted, tanto che questo gioco si è lentamente insinuato nella mia scrittura, fino a diventare il perno intorno a cui ruota Nel bosco di Aus. Nel bosco di Aus è il suo nuovo romanzo, ce ne parla? E’ un romanzo ispirato anch’esso da un luogo. Proprio quel bosco di Aus che ha dato il titolo al romanzo. L’ho visitato in un pomeriggio d’estate. C’era una tramontana che rendeva l’aria molto nitida e restituiva al luogo una sorta di bellezza selvaggia. La cascata verde del bosco precipitava lungo la collina verso una gola di pietra già immersa nell’ombra. E su questo sfondo oscuro, le streghe hanno preso corpo. Streghe spietate e feroci, che si trovano a incrociare il passo della solare e distratta Carla, una professoressa d’inglese, madre di tre ragazzini. E ad intavolare con lei una spaventosa partita a burraco che ha per posta ben più della vita stessa… Mi affascinava questa storia forte, appassionante, tutta al femminile. Questa corsa col cuore in gola che attraversa l’intero romanzo a partire dall’incipit, CARLA, CORRI! in un crescendo di suspense e colpi di scena. Perché c’è un cuore di tenebra in questo romanzo, un segreto innominabile, ma quando lo si scopre è già troppo tardi. Su google, scrivendo “intervista a Chiara Palazzolo” escono centinaia di pagine. Qual è la domanda alla quale avrebbe voluto rispondere e non le hanno mai fatto? Domanda: In quale epoca sarebbe voluta vivere? Risposta: nel futuro, perché non sappiamo com’è e quindi è tutto da esplorare. Ci può consigliare un libro, un film e una canzone? Per il libro, Sopdet di Lara Manni, un horror particolarissimo in cui due demoni di grande forza e bellezza si sfidano attraverso il tempo, duellando sullo sfondo dei plumbei cieli italiani delle guerre mondiali e degli anni del terrorismo. Per il film, 20 sigarette di Aureliano Amadei, che racconta dal di dentro un momento chiave della nostra storia recente, quello della strage di Nassirya. E infine, una qualsiasi canzone di Gianna Nannini, la più grande rocker italiana.